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Sindrome HELLP: trattamento in condizioni critiche

Dopo il parto le pazienti con sindrome HELLP devono essere monitorate per i parametri vitali, l’infusione e l’output di liquidi ed i parametri di laboratorio per almeno 48 ore, tuttavia nei casi di gravi complicanze renali, coagulative o emorragiche, il post-partum può coincidere con un ulteriore peggioramento delle condizioni cliniche.

Queste pazienti sono a rischio di sviluppare edema polmonare da trasfusione di sangue ed emoderivati o da incongrua infusione di liquidi in presenza di funzionalità renale compromessa, inoltre il rischio di necrosi tubulare acuta e di necessità di dialisi è elevato per cui queste pazienti possono necessitare di monitoraggio e trattamento intensivo per diversi giorni.

Citando il documento di Integrazione ed indirizzo relativo alla raccomandazione per la prevenzione della morte materna correlata al travaglio e/o parto, del Ministero della Salute, si raccomanda di indirizzare al più presto le pazienti affette da preeclampsia severa/HELLP a un centro specialistico con competenze multidisciplinari (ostetriche, anestesiologiche, neonatologiche) in cui si instaurerà un monitoraggio materno e fetale “semi-intensivo” e un trattamento finalizzato alla stabilizzazione delle condizioni dell’assistita.

Poiché un’evoluzione peggiorativa del quadro patologico si può verificare nel post-partum (con una maggior frequenza durante le prime 48 ore da questo) è auspicabile che tale monitoraggio intensivo venga mantenuto anche in tale periodo.

Criteri di ricovero in terapia intensiva

I criteri di ricovero all’unità di terapia intensiva, sono:

  • sepsi
  • edema polmonare
  • ipertensione arteriosa non responsiva ai farmaci
  • anuria o insufficienza renale
  • episodi convulsivi ripetuti
  • perdita ematica massiva con CID
  • disfunzione neurologiche che richiedano una assistenza ventilatoria (emorragia cerebrale, edema cerebrale)
  • patologie addominali critiche (Acute fatty liver; rottura epatica o rottura di aneurisma arterioso; emorragia surrenalica).

Nelle con sindrome HELLP vi possono essere maggiori problemi di infusione di liquidi a causa della associata contrazione della volemia e della aumentata permeabilità capillare, fattore di rischio per l’insorgenza di edema polmonare; è suggerito l’uso di colloidi dopo 2.000 mL di iniziale infusione di cristalloidi.

Si raccomanda di impiegare come trattamento di prima scelta le soluzioni di cristalloidi e i collodi non proteici; l’albumina al 5% va utilizzata come seconda scelta, quando le soluzioni cristalloidi e i collodi non proteici siano stati già impiegati a dosaggi massimali, senza avere ottenuto una risposta clinica adeguata, e laddove i colloidi non proteici siano controindicati.

La sindrome HELLP, come detto, può trovare la sua prima insorgenza dopo il parto, in un periodo che può variare da poche ore a 7 giorni, risulta fondamentale, pertanto, che tutte le puerpere e le ostetriche siano educate al riconoscere precocemente i primi segnali della sindrome. Il trattamento, in queste pazienti, è del tutto assimilabile a quello da adottare durante la gravidanza, compresa la profilassi delle convulsioni con magnesio solfato. L’anestesia generale è la tecnica di scelta.

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