Attuare una prevenzione nei confronti della preeclampsia significa innanzitutto identificare la popolazione di gravide a rischio per tale patologia; in presenza di possibili fattori di rischio, infatti, le donne possono essere destinate a una sorveglianza prenatale intensiva e ad interventi di tipo profilattico (prevenzione secondaria).
Purtroppo siamo ancora lontani dal poter predire e prevenire con successo la preeclampsia.
Molte raccomandazioni da parte di autorevoli società scientifiche (NICE) si basano prevalentemente su fattori di rischio anamnestici, anche se una simile strategia definisce fino al 60% di donne come “a rischio” per preeclampsia, ma identifica veramente solo il 30% di quelle che davvero svilupperanno la patologia.
La possibilità di identificare precocemente le gravide che svilupperanno preeclampsia è importante per diversi motivi:
- permetterebbe di ridistribuire meglio le risorse concentrando in queste gravide una sorveglianza più intensiva, riducendo i controlli di quelle a basso rischio;
- consentirebbe un’eventuale strategia preventiva destinata ad avere maggior successo poichè iniziata nel primo trimestre, quando vi è ancora la possibilità di modificare un anomalo processo di placentazione;
- permetterebbe di effettuare sudi su eventuali strategie preventive.