Quali sono i criteri diagnostici? Quali altre forme occorre escludere?
Si parla di ipertensione gestazionale in presenza di valori di pressione arteriosa sistolica ≥140 mmHg e/o di pressione diastolica ≥90 mmHg, in almeno due misurazioni consecutive, a distanza di almeno 6 ore l’una dall’altra, dopo la 20a settimana di gravidanza, in una donna normotesa prima della gravidanza e prima della 20a settimana.
L’ipertensione gestazionale viene considerata severa quando la pressione sistolica e/o diastolica raggiungono rispettivamente 160 mmHg e 110 mmHg. Le pazienti con ipertensione severa dovrebbero essere gestite come quelle affette da preeclampsia severa (vedi raccomandazioni preeclampsia severa).
L’ipertensione gestazionale lieve ha una frequenza del 6-17% nelle nullipare e del 2-4% nelle pluripare; la frequenza aumenta ulteriormente nelle donne con precedente preeclampsia e nelle gravidanze gemellari.
Alcune pazienti con ipertensione gestazionale lieve svilupperanno in seguito una preeclampsia; la probabilità che questo avvenga dipende dall’epoca gestazionale al momento della diagnosi di ipertensione gestazionale ed è circa del 50% se la diagnosi viene posta prima della 30a settimana di gravidanza.
L’ipertensione gestazionale lieve entra in diagnosi differenziale con le forme di ipertensione presenti prima della gravidanza e prima della 20a settimana (ipertensione cronica essenziale o secondaria a malattia renale, ipertensione nefro-vascolare, iperaldosteronismo, sindrome di Cushing, feocromocitoma) e con la preeclampsia.
Il management prevede l’ospedalizzazione della paziente?
Il trattamento ideale delle pazienti con ipertensione gestazionale lieve è controverso; in particolare non c’è accordo riguardo ai possibili benefici derivanti dall’ospedalizzazione e dall’impiego di farmaci anti-ipertensivi.
L’ospedalizzazione dovrebbe da un lato ridurre la probabilità di progressione verso le forme severe della malattia, dall’altro consentire un rapido intervento in caso di complicanze quali crisi ipertensive, eclampsia, distacco intempestivo di placenta (1). Occorre, tuttavia, sottolineare che tali complicanze sono estremamente rare nelle pazienti con una buona compliance, affette da ipertensione gestazionale lieve, non associata ad altri sintomi. Dai risultati di due trials randomizzati e di numerosi studi osservazionali (5) si evince che la maggior parte di queste pazienti può essere gestita in regime extra-ospedaliero, mediante controlli frequenti del benessere materno e fetale.
Anche per quanto riguarda il riposo a letto, protratto per l’intera durata della gravidanza, il cosiddetto “bed rest”, non ci sono evidenze che migliori l’esito delle gravidanze con ipertensione gestazionale lieve (6), mentre tale pratica aumenta certamente il rischio di eventi tromboembolici.
La condotta più indicata sembra essere quella della gestione ambulatoriale delle pazienti, dopo aver verificato le condizioni cliniche materne e il benessere fetale.